Che pizza la scuola!

A cura di Erika Di Martino

“Uffa, che pizza studiare!” , “ La scuola, che noia, a me non piace imparare ” queste sono frasi che tutti abbiamo sentito o anche detto nel corso della nostra vita. Io mi domando perché.
Se osservassimo un neonato, un bambino di un anno, cosa vedremmo: ogni giorno è una nuova scoperta, ogni oggetto un mondo da studiare, ogni persona un bagaglio d’informazioni. In un anno o poco più i bambini imparano a camminare, mangiare, parlare e molto altro. Ogni minuto è dedicato alla ricerca del sapere e i genitori amano seguirli e aiutarli in questo percorso: è una cosa naturale e sana.

Pensate se ci fosse una prova di esame per i vostri bambini all’età di 18 mesi per valutare se hanno imparato abbastanza, se hanno il giusto coordinamento motorio, se conoscono 10, 20 o 30 parole. Pensate se poi a vostro figlio venisse dato un voto, se una commissione di estranei lo esaminasse per decidere se sia bravo oppure no.
Sarebbe fuori luogo, vero? Un’ assurdità a dir poco.

Il vostro piccolo ha imparato tantissimo e in poco tempo, con il vostro aiuto e quello degli altri membri della famiglia e amici, ha fatto delle conquiste sorprendenti, ma nessuno gli ha insegnato o lo ha fatto esercitare. Vivere è imparare sono la stessa cosa, non servono  interferenze esterne.

Allora cosa succede al compimento dei sei anni? Cosa succede a quei bambini pieni di entusiasmo che passavano le ore a chiederci “Perché?”, che volevano sapere come fanno a volare gli uccelli e che fieri scrivevano le prime lettere? Non chiedono più nulla, si vergognano ad alzare la mano, temono di sbagliare.

Ai genitori invece cosa succede? Da guide amorevoli e scrigni del sapere diventano controllori. Controllano che siano stati fatti i compiti, che ci si svegli in tempo per correre a scuola, che la cartella sia pronta, che i bambini sappiano la lezione, che la mensa sia stata pagata, ecc.

Il tempo rimasto per fare cose insieme si riduce drasticamente. Ormai imperversano le otto oro con il tempo pieno e i bambini rientrano a casa verso le cinque di sera con i compiti a casa da fare.Cosa rimane del tempo dedicato a fare ciò che si vuole veramente? Forse un paio di ore, quelle serali, quando la stanchezza dei genitori e dei bambini si fa sentire.

“I bambini giocherebbero e basta, nessuno ama studiare!”

La scuola è basata sull’idea che i bambini devono essere istruiti perché da soli non lo farebbero mai. Non c’è affermazione più falsa. Dato che l’istruzione arriva esclusivamente dalla scuola con i suoi voti ed i suoi gradi e agli scolari solitamente non piace la scuola, si deduce che essi non amino imparare. Passato l’entusiasmo della prima elementare i giovani che vogliono studiare quello che gli insegna la scuola sono pochi. Provate a chiedere a un bambino se vuole andare a scuola per qualche ora in più ogni giorno, dubito che la risposta sarà affermativa.

I bambini non rifiutano l’istruzione, ma il modo in cui vengono obbligati a perseguirla. L’insegnamento è diventato un metodo per controllare i bambini e forzarli  ad imparare ciò che altri credono sia importante sapere. L’apprendimento standardizzato, con lunghe ore da passare seduti, con un rapporto insegnante classe che non permette di soddisfare i bisogni del singolo, con premi e punizioni da addomesticatori di animali non potrà mai affascinare e nutrire l’animo di uno studente.  Gli adulti non accetterebbero se fosse imposto a loro lo stesso trattamento.
Giocare, vivere, muoversi, crescere e imparare non sono cose che si possono scindere. Noi abbiamo abbiamo fiducia nei nostri figli e abbiamo scelto di seguire un percorso alternativo dove gli interessi e i tempi dei bambini saranno rispettati. Fare Controscuola non è un’utopia è una vera possibilità che non dovete intraprendere da soli ma unendovi ad altri che hanno già fatto questa esperienza o la stanno iniziando con voi.

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